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La bella ferrata alpini al Col dei Bos
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Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perché è caotico e rumoroso.
(Walter Bonatti)
 
 
 

Questa “massima” del mito Bonatti può riassumere bene la due giorni di alta quota che abbiamo affrontato la settimana scorsa, una due giorni di scoperta, di noi stessi nella salita, nella discesa e una scoperta dell’ambiente , a  noi completamente nuovo , che ci ha accolto e affascinato…un ambiente severo e glaciale , ma allo stesso tempo caldo come un abbraccio immenso,  grande quanto il panorami che abbiamo vissuto dalla cima del Gran Paradiso.  Dobbiamo dirlo , siamo stati enormemente fortunati,  perché dopo mesi di preparazione atletica settimanale per preparare l’ascensione con gli sci , siamo stati graziati con due giornate immensamente limpide, senza una nuvola nel cielo…difficile, quasi impossibile cercare di spiegare cosa si prova in giornate come queste in alta quota, dove la fatica della salita si mescola all’esaltazione di essere nel posto giusto al momento giusto , consapevoli che si sta vivendo una magia vera e propria.

Si…forse esagero nel romanzarla così tanto la nostra ultima uscita, ma credetemi, se si ha una vita impegnata nel lavoro 5 giorni a settimana, con ritmi frenetici, una famiglia che…sia chiaro è la cima più bella…ma che succhia molte energie oltre al lavoro…e se a questo si aggiungono gli immancabili “problemi quotidiani” di vita , è veramente difficile trovare le motivazioni e la voglia di allenarsi con costanza e determinazione per un obiettivo…per di più se l’obiettivo è un 4000 ad inizio stagione !   Ebbene il Gran Paradiso sarà anche una salita facile dal punto di vista alpinistico ma per noi comuni e “poveri” alpinisti della domenica è stata una grande, grandissima gioia salirlo…e posso dirlo anche a nome di Lorenz…ce lo siamo sudati veramente…ma ne è valsa la pena ( come sempre )

Sabato mattina, dopo una notte passata in B&B a Valsavarenche ( circa 1600m. ) arriviamo in auto a Pont, dove la strada termina su un ampio parcheggio e dove la nostra gita entra nel vivo.  Partiamo carichi nello spirito ma ancor di più nello stracarico zaino , stimiamo il tutto in 15 kg sulle spalle...capiamo subito che sarà una vera legnata …. scaldiamo subito i muscoli quindi dapprima su terreno facile e pianeggiante sotto alla valle ancora al’ombra sovrastati dalle montagne in tutte le direzioni e dopo circa 30 minuti cominciamo a salire la spalla sinistra in mezzo al bosco  dove purtroppo, in alcuni punti la neve lascia spazio al sottobosco di erba e sassi…

la temperatura negli ultimi giorni è stata rigidissima causa vento forte e alta pressione, risultato: la neve già impaccata dalle numerose salite si è trasformata in vero e proprio ghiaccio …non possiamo salire con gli sci quindi…. ” CARICA ANCHE QUELLI NELLO ZAINO…ALE’ ! ”  altro peso sulle povere spalle…per fortuna che dallo zaino abbiamo tolto i ramponi che ora sono ai piedi…saliamo con calma…come dei muli… dopo poco siamo finalmente oltre la fascia boschiva e fortuna vuole che il sole ormai alto nel cielo ha riscaldato la neve il tanto che basta per far si che gli sci siano nuovamente il mezzo ideale di ascesa…quindi...CAVA E METTI… sembra una barzelletta…ora però saliamo veloci e sicuri…siamo a quota 2500 m .

tratti ghiacciati il sabato impongono i ramponi

finalmente i panorami si allargano

il paesaggio nel frattempo si apre davanti a noi…Il Cianforon e la Tresenta sono le più belle cime che ci faranno compagnia fino all’arrivo al famoso rifugio Vittorio Emanuele II… Arriviamo alla tappa di giornata alle 12:00 giusti giusti per il pranzo che gustiamo in tranquillità…il rifugio è ancora vuoto ma siamo sicuri che entro sera si riempirà al completo.

Tramonto su Tresenta e Cianforon

il rifugio alla sera, molto caratteristico

Ci riposiamo in una comoda stanzetta da 4, per tutto il pomeriggio fino a sera quando le luci del tramonto regalano qualche bel momento nella vallata innevata davanti al rifugio.  Siamo carichi e un pò dubbiosi, il rifugio è pieno e se sommiamo la gente che pernotterà la sera stessa al rifugio Chabod nell’altra valle e che partirà domattina per la cima ci sarà da sgomitare per accarezzare la famosa madonnina di vetta.Fare tutto quel dislivello per poi non arrivare in cima sarebbe un vero smacco…è fuori discussione…nei limiti del possibile… “se ci sarà da spettare…aspetteremo ! ” ci diciamo…mica tanto convinti…

la notte passa inesorabile e già alle 4 qualcuno si prepara per la salita, noi tranquilli stiamo al calduccio delle coperte fino alle 6, non ha senso accalcarsi tutti…partiremo dopo, la temperatura fuori è rigida…la meteo è ottima, non ha senso correre…la prendiamo con calma. Ore 7:00 partiamo per la cima dal rifugio, subito si vira a est su un pendio bello irto per poi entrare in un valloncello all’ombra che a quota 3400 circa porta sul limitare del ghiacciaio, saliamo belli spediti fino a quota 3500, poi cominciamo a rallentare. La  quota si fa sentire, lo zaino pure, sono le 10:00 e si alza pure un vento gelido molto forte…sosta tecnica, cambio guanti, beviamo e ci rifocilliamo…siamo stanchi ma belli carichi…

 

in salita

in vista delle rocce finali

verso le 11:00 siamo in prossimità della becca di Moncorvè, la cima ormai è a pochi passi, affianchiamo la grande serraccata del ghiacciaio sulla sinistra, la traccia è evidente e di crepacci neanche l’ombra, tantè che saliamo slegati fino alla crepaccia terminale…siamo contentissimi, la giornata si è aperta su tutti i giganti a 360 gradi…manco a dirlo a farne man bassa è il Monte Bianco…meraviglioso, enorme, incute un certo timore a vederlo…

Tolti gli sci mettiamo i ramponi per affrontare l’ultima parte di cresta verso le famose roccette…CON NOSTRA GIOIA IN CIMA C’E’ POCA GENTE !!!  Attendiamo il passaggio di alcune cordate in discesa e poi saliamo anche noi al cospetto della madonnina!  SIAMO IN VETTA.

 

 

ultimi metri