Una sera al Nuvolau, un tramonto pastello e il ritorno alla fotografia notturna con la magia della stellata in Dolomiti.
17 Aprile 2024

Il monte Cevedale non ha bisogno di presentazioni, è una bellissima montagna delle alpi Retiche, estremamente panoramica e particolarmente predisposta allo scialpinismo. Vista anche la sua quota comunque ragguardevole in quanto sfiora i 3800 metri ( 3769 per l’esattezza ) è una cima che viene letteralmente “presa d’assalto” in primavera quando le condizioni sono ideali per lo sci fuoripista. I suoi versanti che spesso hanno pendenze ideali per la pratica di questa disciplina degradano con pendenze più o meno ideali verso valle. Per chi ha cuore e gamba si possono concatenare parecchi itinerari con discese e “ripellate” plurime 🙂 basta documentarsi in rete !

Da tempo c’era il desiderio si salirne la cima quindi propongo l’idea a soliti avventurosi amici, e dopo qualche giorno siamo un bel team di 8 persone… L’idea è quella di salire il primo giorno dall’albergo ai Forni ( Santa Caterina Valfurva ) per pernottare al rifugio Pizzini, e il secondo giorno percorrere il ghiacciaio di Cedéc, raggiungere la vetta e ridiscendere il percorso di salita sperando in una bella sciata.

Si parte dunque con il trasferimento da Padova a Santa Caterina dove parcheggiamo nei pressi dell’Albergo ai Forni ( ampio e comodo ) poco dopo pranzo. Il parcheggio stesso neanche a dirlo è strapieno di auto e il 90% di esse è di scialpinisti, sembra proprio il “paese dei balocchi” ed il paesaggio è già maestoso , solo un “antipasto” rispetto al week end che ci aspetta, che sarà straordinario.

La traccia verso il rifugio Pizzini è chiara ed evidente, le “pellate” hanno creato una sorta di autostrada verso il rifugio, per circa 2 ore ( pause contemplative comprese ) abbiamo la possibilità di addentrarci con stupore all’interno della valle di Cedéc, e dopo poco meno di un’ora di salita , inconfondibile comincia a stagliarsi nel cielo l’impressionante e bellissima forma del Gran Zebrù ( 3851m. ) , una piramide quasi perfetta che tocca il cielo e che si eleva proprio di fronte a noi.

il team : Riccardo , Cristian , Davide , Massimo, Giovanni , Pietro e Andrea
in salita verso la val Cedéc
lo scenario si apre con il Gran Zebrù di fronte a noi
ma anche alle nostre spalle lo spettacolo non manca con Tresero e San Matteo

La salita al Pizzini come dicevamo non ha difficoltà, arriviamo a metà pomeriggio, con tutto il tempo utile per goderci la sua atmosfera…si, perchè i rifugi d’alta quota, soprattutto se frequentati nella stagione sci alpinistica ( in primavera ) hanno un’atmosfera particolare…poco chiasso , tanta birra 🙂 , buona compagnia, la magia della montagna innevata e soprattutto niente rete internet, che ti “costringe” a fare una cosa molto semplice…socializzare !

il rifugio Pizzini Frattola ( CAI Milano ) 2706m.

La serata poi fila liscia e dopo un’ottima cena, alle 22 ci corichiamo tutti in branda cercando di riposare in vista dell’indomani…qualche ora dopo la sveglia suona e dopo esserci vestiti e aver fatto una ricca colazione siamo pronti per partire per l’ascensione vera e propria. Sebbene la temperatura non sia rigida soffia una fredda brezza e inaspettatamente la neve ha rigelato, un fondo duro accoglie i nostri sci e tutto il gruppo comincia la lunga salita che dal rifugio crea un lungo semicerchio verso destra che immette sulla valle sottostante al ghiacciaio.

Ambiente spettacolare ed immenso, salendo alle nostre spalle è il gran Zebrù che si prende tutte le attenzioni, ci sono moltissime persone che si stanno cimentando nella sua salita , come piccole formichine si notano dei puntini sullo scivolo di neve rivolto a sud, noi nel frattempo saliamo regolari intervallando qualche pausa ed ammirando la “nostra” cima che pian piano si avvicina, la meteo nel frattempo si mantiene spettacolare.

albeggia sul Gran Zebrù
panorami veramente spettacolari

Siamo nei pressi della serraccata quando la traccia di salita si divide, una volge a destra addentrandosi all’interno dei seracchi veri e propri, l’altra sale uno scivolo ancora ghiacciato. Io opto per la seconda , e calzando i ramponi agli sci decido di passare di fianco la serraccata e superare lo scivolo non con poche difficoltà , altri del gruppo invece propendono per la via più scenografica. Poco dopo comunque ci riuniamo tutti sebbene il gruppo sia ormai un pò sfilacciato complice anche la quota che si fa certo sentire…siamo a 3450 m. mancano ancora circa 200 metri di dislivello alla cima.

in salita
la serraccata
atmosfere d’alta quota

Dopo questo suggestivo passaggio sul ghiacciaio la traccia immette sul grandioso plateau pianeggiante che contraddistingue uno dei versanti della montagna...la vista ora spazia oltre il Gran Zebrù con anche l’Ortles 3905m. che svetta suggestivo e meraviglioso. Dopo l’ultima sosta siamo pronti per il rush finale e saliamo lo scivolo che porta direttamente in cresta dove ci accoglie un vento sferzante, ma ormai le fatiche sono quasi terminate, poco meno di 10 minuti e finalmente tocchiamo ( chi prima chi dopo 🙂 ) la croce di vetta…una gioia immensa !

Il panorama è veramente grandioso e spazia a 360°, peccato per la foschia all’orizzonte verso le Dolomiti, ma ad ovest si nota addirittura il 4000 più orientale delle alpi , il Bernina ! veramente spettacolare. Non posso che volgere lo sguardo all’Adamello , meta del week end di scialpinismo primaverile dello scorso anno, che emozioni abbiamo vissuto anche in quella gita ! che ricordi !

sul plateau sommitale del ghiacciaio mancano poche centinaia di metri alla vetta
Ortles e Gran Zebrù
sulla cresta sommitale nei pressi della cima
in cima
verso Adamello , Carè alto e Presanella
verso Ovest con il Bernina sullo sfondo

Aspettiamo che tutti siano in cima e dopo una foto di rito siamo pronti per la discesa, speriamo che l’arrivo del sole sul ghiacciaio abbia un pò “mollato” la neve…partiamo uno alla volta e scendiamo l’intero versante di salita, fino ad arrivare nuovamente alla serraccata dove ci fermiamo e ci aspettiamo per ricompattare il gruppo. Fin qui la neve risulta “dura e poco sciabile” , ma dopo questa sosta a quota circa 3000 metri cambia completamente e cominciamo a divertirci su un fantastico “firn” primaverile. Una goduria infinita che ci porta direttamente al rifugio Pizzini veramente appagati !

Dopo una breve sosta tecnica riprendiamo a scendere e percorriamo tutto il versante della valle fino ad arrivare all’Albergo ai Forni in tempo utile per un piatto godurioso di pizzoccheri valtellinesi…bisogna dire che è proprio il coronamento di una giornata fantastica, caratterizzata dalla montagna nella sua forma più spettacolare del termine, ma non ultimo da un gruppo di amici che hanno fatto della compagnia un ingrediente fondamentale per la piena riuscita del week end.

Grazie a Pietro , Davide , Cristian , Massimo, Giovanni , Riccardo e Andrea per aver condiviso con me tutto questo , ve ne sono grato !

alle prossime avventure

A N D R E A