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8 Agosto 1786, Michel Gabriel Paccard e Jacques Balmat , mettono piede per la prima volta sulla cima del Monte Bianco  ( 4810 m. ) … storicamente e tradizionalmente è da tutti considerata la nascita dell’alpinismo inteso come disciplina sportiva. Tutto iniziò qui, gli uomini salirono sulla cima della montagna più alta delle Alpi e una nuova frontiera di esplorazione si presentò dinnanzi a loro e al mondo intero…la frontiera del mondo verticale, delle alte quote.

Ho sempre considerato il Bianco come una montagna inaccessibile , difficile , severa…e posso dire che dopo l’ultima due giorni di alta quota si è dimostrata tale…un enorme , affascinante ammasso di granito e ghiaccio eterno  ( più o meno stabile 🙂 )  che ti mette alla prova tecnicamente e psicologicamente , a prescindere dalla difficoltà della gita che ti appresti a eseguire !

La modalità del week end con Lorenzo è quella sempre ahimè collaudata, partenza venerdì sera dopo lavoro e via come dei missili in direzione Val Ferret , 400 km. che filano dritti come al  solito con la grande voglia di esplorare nuove cime e nuovi ambienti. Arriviamo alla meta alle 01:30 di notte…distrutti…dopotutto non siamo alpinisti professionisti 🙂 e dobbiamo sgobbare e non poco durante la settimana tra impegni lavorativi e famiglia. Ma tornando a noi…è notte fonda…dove dormiamo ?? in auto chiaramente ! e allora giù i sedili e tutti a nanna…siamo stanchi, si , ma ansiosi di quello che ci aspetta…il resto della notte scorre veloce. sabato mattina ci svegliamo all’alba…ci vestiamo e diamo un’occhiata a dove abbiamo dormito…un bel parcheggio appartato, con la muraglia della Punta Walker ( maggiore elevazione di quel gigantesco massiccio delle Grandes Jorasses ) proprio sopra alla nostra testa … spettacolo !

Ci spostiamo quindi di poche centinaia di metri in auto verso la stazione di partenza della famosissima funivia Sky-Way , che consente di salire dalla frazione di Courmayer a Punta Helbronner,  circa 3600 metri di quota…manco a dirlo alla prima corsa della funivia ci sono solo alpinisti…la cabina piena zeppa di zaini , ferraglie varie , caschetti , lingue di mezza europa che suonano nell’aria frizzante della mattina valdostana ti fanno capire che….SI…SIAMO NEL POSTO GIUSTO 😀 .

distese di ghiaccio al Col de Flambeaux

 

di fronte ai satelliti e a alla cima del Bianco



sulla parte più estetica della traversata

Arriviamo in un batter d’occhio in ghiacciaio , sono le 8:45  e per la nostra prima giornata abbiamo in programma una grande classica della zona…la traversata dell’Aiguille d’Entreves, un itinerario famosissimo, molto appagante per sviluppo , paesaggi ed eleganza… ma andiamo con ordine…arrivati alla stazione di vetta della funivia, usciamo ansiosi di voler vedere il panorama, che ci accoglie come uno schiaffone con una tremenda folata di vento gelido…dinnanzi a noi però il ghiacciaio del Gigante  è una visione sublime !  appena ci mettiamo piede ci leghiamo alla corda…controlliamo l’attrezzatura e siamo pronti per la consueta stretta di mano… che sancisce l’inizio dell’avventura e la reciproca fiducia nel compagno di cordata…il prendersi cura dell’altro…la vera magia dell’alpinismo ! Si parte…

Subito il Bianco ci fa capire di che pasta è fatto,  arriviamo dopo 10 minuti al Col  des Flambeaux e dobbiamo subito attraversare una teminale ( un grosso crepaccio posto nei pressi delle pareti di roccia )  imponente…dopotutto siamo a fine stagione e il ghiacciaio è molto secco…questo comporta che i crepacci da evitare o attraversare sono ben visibili ma di contro i ponti di neve che si utilizzano per passarli sono indeboliti dalla calda estate appena trascorsa…parola d’ordine…velocità di esecuzione…passo fermo e preciso…oggi ci sarà da divertirsi pensiamo ! …dopo il colle scendiamo in direzione dei satelliti…ed eccolo IL GRAN CAPUCIN ! una guglia di granito mitica…lo vediamo dal vivo per la prima volta…si può essere emozionati vedendo una montagna ? beh si…se sai che quella cima ha fatto la storia dell’alpinismo…che quella cima ha fatto sognare i più grandi alpinisti..che quella cima l’hai sognata solamente leggendone le pieghe della roccia sulle pagine dei libri che ora sono riposti nella tua libreria…SI ! GUARDANDO UNA MONTAGNA TI PUOI EMOZIONARE… NON LO NEGO…SONO COMMOSSO…

Nel frattempo tra qualche crepaccio che dire enorme è poco e qualche violenta folata di vento che spazza il pendio risaliamo a fatica il ghiacciaio verso l’attacco della nostro itinerario …il col d’Entreves…arriviamo al colle assieme ad una cordata di simpatici francesi…due parole e cambiamo “assetto”…riponiamo i ramponi e la piccozza nello zaino, ora siamo su un terreno a noi sicuramente più congeniale…la roccia….la prima parte della cresta è molto semplice si svolge su blocchi di granito e lame molto affilate…la progressione si sviluppa quindi in conserva, cioè si prosegue insieme senza sostare , posizionando delle protezioni mobili dove attaccare i moschettoni e la corda , lungo l’itinerario…dopo circa mezzora arriviamo al primo ostacolo , una discesa su un diedro molto verticale…io da primo faccio un pò di fatica,  ma arrivo al terrazzino di sosta e attendo l’arrivo di Lorenzo…la traversata procede sul filo di cresta sempre molto aerea ma su roccia eccezionale, sinceramente il fatto di avere un bel vuoto da ambo le parti non mi fa ne caldo ne freddo ( è anche vero che siamo sulla roccia e questo aiuta ) ma sicuramente è una sensazione soggettiva ! proseguiamo sul filo di cresta, il vento si fa incessante e molto molto forte…siamo quasi al limite ma per fortuna dopo qualche passo atletico tocchiamo la cima dell’Aiguille d’Entreves … felicità alle stelle, ottima temperatura vorremmo stare li ma non c’è tempo da perdere…dobbiamo scendere !

 

Prima corda doppia dalla sosta , seconda corda doppia e finalmente arriviamo di nuovo sul facile ( la seconda corda doppia si incastra al momento del recupero e ci tocca disarrampicare un buon terzo grado slegati…ma si sa…i rischi del mestiere ). Finalmente dopo qualche altra peripezia fortunatamente rimediabile  siamo nuovamente con i piedi sul ghiacciaio ! Sono passate ben 6 ore da quando abbiamo lasciato la funivia e sinceramente non pensavamo che questa prima gita richiedesse tutto questo tempo…siamo oggettivamente stanchi ! e questo si capisce anche dal calvario che ci aspetta per il ritorno…fino al Col des Flabeaux ci fermeremo parecchie volte per rifiatare e cercare di recuperare energie..dopotutto è da più di 6 ore che siamo a quota 3600 metri…non vediamo l’ora di arrivare al rif. Torino !

Sono le 16:00 quando finalmente ci possiamo distendere sulle brande del rifugio…ci possiamo rilassare finalmente…ma sappiamo già che il progetto principale del giorno seguente è già quasi sicuramente da accantonare…infatti la nostra iniziale idea era quella di salire il Dente del Gigante…splendido monolite di granito e una delle icone delle alpi , ma la stanchezza accumulata del sabato ci fa capire che sarà per la prossima volta…ma non tutto è perduto…infatti decidiamo di affrontare una nuova bella e semplice traversata di roccia nei pressi del rifugio…l’Aiguille Marbreés.

ritorno

la sera e la notte passano dignitosamente presso il rifugio Torino, clima e personale accogliente e disponibile, in tutto saremo una cinquantina di ospiti, ci svegliamo alle 5 per prepararci e scendere in sala per la colazione e ci sorprende un’alba veramente fiabesca, condita da un forte vento che per tutta la notte non ha smesso di soffiare e dalle nuvole che ancora coprono tutto il ghiacciaio…siamo estasiati…e quasi certi che le nuvole tra poche ore saranno spazzate via…e sarà proprio così !!!

colazione finita, ce la prendiamo comoda,  infatti le Marbrèes sono vicine al rifugio e non è necessario correre a tutti i costi…certo, abbiamo anche il ritorno verso casa ma vogliamo goderci a pieno il nostro secondo giorno sul Bianco…alle 8:00 siamo sul ghiacciaio e cominciamo ad avanzare in direzione della cresta…aggiriamo i torrioni di roccia fino al col del Rochefort e quando mettiamo i piedi sulla roccia cambiamo nuovamente assetto…pronti per affrontare la facile traversata.

 

albe straordinarie dal’alta quota

Saliamo veloci per il versante sud ovest , tra blocchi di granito e passaggi atletici fino al termine della cresta e con una deviazione verso nord dopo gli ultimi semplici passi di arrampicata siamo sulla cima di questo bellissimo belvedere …a 360 gradi solo roccia sole e ghiaccio..un autentico paradiso ! Dopo le foto di rito è ora di scendere a valle e quindi con cautela affrontiamo tutto il filo di cresta , relativamente semplice verso ovest ( in direzione del rifugio ) questa fase ci occupa una buona ora fino a che nei pressi della forcella di discesa troviamo un’ottima sosta cementata che con una discesa in corda doppia aerea ci consente di scendere nuovamente sul ghiacciaio…fantastico !

Questa due giorni è stata veramente eccezionale…da più punti di vista : abbiamo saggiato le splendide lande ghiacciate del Bianco ed è stato subito amore, abbiamo affrontato due gite semplici ma comunque che ci hanno messo alla prova fisicamente e psicologicamente, abbiamo potuto osservare progetti futuri e godere a pieno di questo mondo severo quanto affascinante…dopotutto…IL BIANCO E’ IL BIANCO….

alle prossime !

Andrea