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Simone poco prima della scarica che mi farà rinunciare alla salita

Tornate sani, tornate amici, arrivate in cima: in questo preciso ordine.

(Roger Baxter Jones)

Ci sono giornate in montagna in cui non si raggiungono i progetti sperati ma che comunque non lasciano l’amaro in bocca, sono le giornate in cui , oggettivamente sei GRATO di tornare a casa , con dei ricordi e delle lezioni che difficilmente dimenticherai … l’ultima uscita ne è stata un esempio lampante…poco importa se non abbiamo raggiunto la cima…

Io e Simone partiamo sabato mattina alle 04:00 in auto da Padova in direzione Piccole Dolomiti , l’obiettivo odierno è quello di salire il Vajo Bianco ( i classici canaloni nella zona del massiccio del Carega e del Pasubio , specialmente in inverno e primavera, complici le nevicate vengono percorsi da molti alpinisti ) è una gita classica e caratteristica della zona , molto frequentata e battuta…arriviamo al rifugio Campogrosso posto sull’omonimo passo ( sopra Recoaro terme ) verso le 06:00 e ci prepariamo con i colori dell’alba a farci compagnia…nei paraggi un brulicare di auto neanche fossimo al mare a ferragosto…molti alpinisti si stanno preparando come noi per i vari itinerari…

Siamo contenti , dopo parecchie settimane siamo di nuovo in montagna e ci aspetta una bella e adrenalina salita ! partiamo seguendo la strada asfaltata che porta verso la parte trentina del passo , siamo soli e la strada è a tratti ghiacciata , quindi con attenzione ci dirigiamo verso l’attacco del Vajo dei Colori , l’itinerario di oggi infatti per una buona metà si interseca con questo Vajo anch’esso molto frequentato.

Sono le 06:30 circa, non c’è un rumore tranne che per i nostri scarponi che scricchiolano sul ghiaccio della strada , ad un certo punto su un rettilineo a non più di 50-60 metri da noi noto qualcosa che si muove…si sembra un cane…ma è più grande…si sposta in mezzo alla strada e si ferma…guardandoci immobile…io mi blocco di colpo e con la mano fermo Simone che era assorto nei suoi pensieri…” Simo…cos’è quello ?” …….. ci guardiamo e ci rispondiamo con un lungo silenzio…” è un lupo! ” siamo immobilizzati e felicissimi per questo incontro ma non ci muoviamo di una virgola…appena capisce chi ha davanti il lupo scappa velocissimo sul per il pendio…un’incontro spettacolare…che dura non più di 10 secondi…ma vale l’alzataccia di prima mattina appena fatta….POSSIAMO DIRE DI AVER AVUTO UN INCONTRO CON UN LUPO….INCREDIBILE EMOZIONE !!!

Ci dirigiamo velocemente sul luogo dove si era fermato e notiamo le orme nitide sulla neve appena calpestata…ma dell’animale nessuna traccia…siamo certi però che ci sta studiando ma noi logicamente non lo vediamo …proseguiamo quindi elettrizzati e felicissimi…

panorama

All’imbocco del Vajo dei colori , saliamo veloci sul greto del torrente in secca e poi arrivati ad un risalto di roccia prendiamo un canale innevato che ci consentirà di arrivare abbastanza agevolmente alla “sella dei cotorni” una piccola sella che consente di fare un traverso e “attaccare” il Vajo nella sua direttrice verticale…arrivati alla sella intercettiamo un altra traccia che ci fa risparmiare un bel pò di fatica…siamo leggermente in ritardo sulla tabella di marcia ma essendo il Vajo tutto a nord confidiamo che le condizioni siano ancora buone per la salita ( che si deve effettuare con piccozze e ramponi ) …attacchiamo quindi il bacino che via via si restringe a cono…dopo pochi minuti di faticosa salita…cominciamo ad intravvedere alcune scariche leggere di pietrisco e pezzi di ghiaccio…non ci spaventiamo certo di qualche sassetto che cade dall’alto , forse la cordata che ci precede sta muovendo qualcosa, ci posizioniamo a fianco delle pareti rocciose per essere al riparo e proseguiamo…dopo qualche minuto però la situazione non migliora…anzi…i sassetti diventano sassi belli grandi…ci rendiamo conto che non è la cordata sopra a noi che “scarica” bensì è il Vajo stesso…siamo combattuti sul da farsi…sebbene le scariche siano regolari non è una situazione di facile da affrontare…assieme decidiamo di proseguire ancora un poco, rimanendo sempre vigili e con l’occhio sempre verso l’alto per cercare di anticipare quello che cade dall’alto…in un paio di episodi mi vedo fare dei balzi “felini” per schivare qualche pezzo di ghiaccio che aveva la brutta intenzione di colpirmi…

Simone all’attacco del Vajo

Simone ormai è avanti di qualche decina di metri e sale veloce…non lo vedo…mi riparo quindi a fianco della parete per riposarmi un attimo, vicino ai due ragazzi dell’altra cordata , prima di ripartire e togliermi da quella situazione che in 5 minuti è divenuta veramente pericolosa…punto bene i ramponi sul ghiaccio…mi sistemo le picche e mentre guardo verso il basso …….. ” SBAM” una pietra mi prende in pieno sul casco ….io in un primo momento non capisco cosa sia successo…poi guardo i ragazzi di fianco a me che mi dicono….” TUTTO BENE ? GUARDA CHE UN SASSO TI HA ROTTO IL CASCO….”….” MINCHIA! penso tra me e me…mi è andata di lusso…” cosa sarebbe successo se in quel momento non stessi guardando verso il basso ma verso l’alto….non lo so e non voglio saperlo….

Simone poco prima della scarica che mi farà rinunciare alla salita
effetti della scarica , senza conseguenze

Appena mi rendo consto della fortuna sfacciata che ho avuto, urlo a Simone che oggi il jolly io l’ho giocato e voglio scendere…mi spiace un sacco ma è quello che mi sento di fare…quando capitano certe cose io non forzo mai la mano, ringraziando sempre di aver ricevuto un avvertimento e facendone tesoro per le prossime esperienze future….Simone non capendo la situazione dato che era sopra di me scende e solo in un secondo momento se ne rende conto, a malincuore decidiamo di interrompere la salita…

Ci potrebbero essere tantissimi spunti interessanti da metabolizzare da questa esperienza….Ogni alpinista o amante della montagna è libero di prendersi i rischi che ritiene leciti affidando la sua vita alla sua bravura e tecnica …una cosa però insegna sempre la montagna…che purtroppo ( o per fortuna ) c’è sempre una dose di rischio incalcolabile ( non nel senso di “enorme” ma nel senso letterario della parola…cioè non quantificabile ) che ogni alpinista dal neofita al professionista decide di accettare per vivere in pienezza certi ambienti…e posso dirlo…

E’ STATA VERAMENTE UNA GIORNATA FORTUNATA !

il ritorno con la coda tra le gambe