Dolomiti Friulane…sole e dislivello per una fantastica gita tra campanili, bivacchi e ghiaioni
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Dopo un inverno di allenamenti di trail running a bassa quota e qualche gita di scialpinismo ( visto la poca neve è stata una grazia fare 4 uscite ) la primavera sboccia improvvisamente con la prima calda ondata di maggio…Decido quindi di testare la forma fisica e soprattutto la mia resistenza cercando un itinerario di grande sviluppo sia di lunghezza che dislivello…e prendendo spunto da una gita fatta da alcuni amici qualche anno fa, l’obiettivo di giornata sarà esplorare il gruppo del Cimònega, fino ad ora a me sconosciuto…

Questo gruppo dolomitico si potrebbe dire che è un gioiellino in una collana composta da mille altre perle preziose, infatti circondato da Pale di San Martino, Vette Feltrine e le lande desolate dei “Piani Eterni” ( per citarne alcune) viene spesso accantonato dalla “massa” , direi a torto, in quanto propone degli itinerari difficili, contraddistinti da sentieri impervi, pochi punti di appoggio e di conseguenza oggettivamente grande isolamento…queste caratteristiche morfologiche caratterizzano però in modo spettacolare questo piccolo angolo di paradiso, rendendolo un fazzoletto di pura wilderness, ed in fin dei conti è quello che cerco…pace e solitudine….

La gita che mi appresto ad affrontare inizia dal “Lago della Stua”, bacino che chiude a nord la val Canzoi ( comune di Cesiomaggiore ). Questo specchio d’acqua sebbene artificiale è veramente molto bello in quanto contornato da aspre e alte cime tutto attorno…

Dal lago seguendo il difficile sentiero CAI nr. 806 e guadagnando velocemente quota si fa tappa intermedia presso i Bivacchi Feltre / Bodo e poi , seguendo sempre in salita la traccia ben marcata l’idea è quella di approcciare al castello sommitale del Piz del Sagron e verificare la fattibilità di salirne la cima in solitaria …dico “verificarne la fattibilità” in quanto il cosiddetto “castello sommitale” è un susseguirsi di cenge esposte e passaggi di arrampicata di I° / II°, e in solitaria è sempre bene essere assolutamente lucidi e coscienti dei rischi che si affrontano, soprattutto per il fatto che questa parte di ascesa sicuramente pericolosa arriverebbe dopo circa 1600 metri di dislivello positivo sulle gambe…quindi non mi sento inizialmente sicuro di affrontarne le insidie finali e ne rimanderò la decisione se e quando sarò all’attacco della via normale…

La bellezza del forse…quanto mi manca in questo mondo che reclama certezze, dove la parola “tassativo” è ormai un intercalare…la certezza in certi luoghi è pura follia… ma andiamo con ordine…

Dormo in auto sabato sera, viste le previsioni che promettono gran caldo voglio essere in partenza domenica mattina molto presto…la notte passa tranquilla con il suono del torrente a pochi metri…sono le 05:00 quando mi sveglio e decido che si…è ora di alzarsi per una bella colazione rinforzante…

Sarò in tenuta super leggera , con zaino da trail, 2 litri di acqua , barrette e frutta secca…un kway e il casco da alpinismo, che in qualche modo attaccherò allo zainetto…sono le 06:00 quando preparato di tutto punto decido di partire imbracciando i bastoncini da trekking…sono pronto per questo “tour de force”…o almeno spero di esserlo.

il lago all’alba

Dopo aver contemplato la magia del lago all’alba, proseguo sulla la strada in falso piano che ne costeggia la riva ovest e poi, a passo spedito, verso il sentiero che comincia a salire e a questo punto faccio subito un errore che mi costerà 100 metri di dislivello aggiuntivo e circa 40 minuti di ritardo sulla tabella di marcia…oltrepasso infatti il torrente sul primo dei due ponti ( che sono molto simili ) e dopo circa mezzora di salita incontro un signore, tale Giuseppe, che dopo il classico saluto montanaro manifesta la sua contrarietà nell’aver sbagliato strada…al che, alla mia domanda : “dove sei diretto ? ” mi risponde “al Piz Sagron !!!” …a questo punto della conversazione arriva anche il mio di disappunto per l’errore da principiante appena commesso ! quindi scendiamo veloci al ponte e proseguiamo verso quello corretto poco oltre…dopo qualche minuto mi accorgo già della “scorza” di quest’uomo…fisico minuto, passo svelto, poche parole… lui ci prova anche a dirmi : “dai che andiamo su assieme !!” ma tra me e me dico…”questo mi tira il collo, a questo ritmo mi cucina per bene 🙂 ” quindi dopo qualche convenevole me ne esco con il classico “vai pure Giuseppe..io me la godo = vecchio mio qui mi cucini a puntino…e io non ho voglia di fare il polletto ! 🙂 😀 “…lui con un saluto prende e scappa come un capriolo….e io penso tra me e me : “a dopo Giuseppe…forse 🙂 “

salendo di quota
nei pressi della radura si nota il lago nel fondovalle

Proseguo del mio passo e mi gusto veramente tra qualche pausa e l’altra la natura incontaminata di questi bellissimi luoghi…incontro perfino un cervo che mi attraversa il sentiero a pochi metri e non è assolutamente infastidito dalla mia presenza…affronto del mio passo le asperità del sentiero, raggiungendo una radura inclinata con sullo sfondo il lago…i primi 700 metri sono andati e con loro anche la prima ora e mezza di salita…

La giornata comincia a scaldarsi per bene, il sole è cocente ma so che sarà ancora lunga…che dico…lunghissima…quindi concentrato seguo un falsopiano verso la valle dove sorge la casera Cimònega…un luogo magico…una valle ad anfiteatro con ruscello a fare da ciliegina sulla torta…cascate, cime di pura dolomia tutto attorno, prati d’erba… l’eden…raramente ho visitato luoghi tanto belli…la maestosità di questo posto richiede una pausa rigenerante…

la valle incantata nei pressi di casera Cimonega

Dopo qualche minuto mi rimetto in marcia diretto verso l’ultimo strappo del sentiero che porta ai bivacchi Feltre/Bodo…dove arrivo di li a mezzora circa di fatica…( su un punto il sentiero è aiutato da un cavo metallico ma la sezione rimanente è assolutamente percorribile senza problemi).

I bivacchi sono veramente bellissimi e mantenuti egregiamente, sorgono su una piana d’erba circondata rispettivamente dalle propaggini del Sass de Mura, e dal Piz Sagron e svariate cime minori che ne completano l’anfiteatro…

in salita verso il piz Sagron

l’obiettivo è lontano…la cima del Sagron è ancora distante ma mi faccio forza…finché sento tonicità sulle gambe so che posso farne affidamento…proseguo…ormai l’ombra del bosco è un lontano ricordo , man mano salgo lentamente su un sentiero roccioso alternato a prato che segue sempre con una certa pendenza verso ovest in direzione di una curiosa conformazione dolomitica detta il “Vomere”. Poco dopo , raggiungo un risalto di roccia , che seppur semplice mi costringe a lasciare da parte i bastoncini da trekking…salgo deciso questa fascia rocciosa di I°/II° grado e poi proseguo per il sentiero…

natura selvaggia a due passi da casa
gendarmi di roccia nei pressi dell’attacco della via normale

In lontananza davanti a me noto una persona che sale decisa a circa mezzora di distanza…è sicuramente Giuseppe che mi precede verso il castello sommitale..io proseguo deciso anche se qualche dubbio sulla parte finale si fa strada nella mia testa…ce la farò a vedere la cima oggi ? chissà…la stanchezza si fa sentire.

Dopo circa 30 minuti finalmente arrivo all’attacco della via normale…mi sembra abbastanza abbordabile ma il fisico prima dell’ultima fatica necessità una pausa…soprattutto ho necessità di ricompormi da un punto di vista psicologico…mi siedo e mi do 5 minuti di pausa…mangio qualcosa e bevo tanto…fa caldo caldissimo…sono leggermente preoccupato per l’eterna discesa…

l’attacco della normale, si notano i bolli rossi sulla destra

Mi rialzo…guardo la paretina iniziale…e…parto…concentrato risalgo la prima fascia rocciosa che mi consegna su una cengia di “sbriciolino e roccia gialla di dubbia qualità”…proseguo comunque immerso nella concentrazione che solo una salita in solitaria può regalarti fin tanto che incontro nuovamente il grande Giuseppe che dopo un nuovo caloroso saluto si dirige verso il basso…mi sprona a rimanere concentrato per l’ultimo tratto di ascesa…la cima, mi dice, è poco lontana…dopo una seconda cengia con un passaggio assai aleatorio e una seconda paretina II° , arrampico non senza fatica l’ultimo canalino che mi consegna sulle roccette terminali…poco meno di 40 minuti dalla partenza della via normale e sono finalmente in cima..il panorama è a dir poco spettacolare sebbene la foschia e qualche nuvola copra le cime più alte.

La cima si sa è sempre un obiettivo ambito in qualsiasi gita, ma non è altro che un “giro di boa” si è solo a metà…ed è sempre bene ricordarlo…dopo la soddisfazione di averla raggiunta cerco di ricompormi perché la giornata non è finita anzi sarà ancora lunga…dopo mezzora è tempo di scendere…ripercorro la normale e in men che non si dica sono all’attacco…di nuovo sul sentiero… La discesa prosegue senza soste…sotto un sole che non da tregua e in cuor mio non vedo l’ora di ributtarmi in mezzo al bosco…

dopo una nuova tappa ai bivacchi riparto immediatamente in discesa quasi correndo verso la casera Cimònega e proseguo spedito verso l’agognata ombra…che raggiungo di li a poco…finalmente posso camminare in tranquillità e gustarmi le emozioni di una gita di grande soddisfazione…arrivo al lago dopo 8 ore di viaggio fisico e mentale…sono stanco ma neanche poi tanto…sintomo che l’allenamento invernale a qualcosa è servito !

alle prossime uscite

A N D R E A

Qualche nota tecnica :

  1. L’itinerario qui proposto è molto lungo , è assolutamente necessaria una condizione atletico psicofisica ottimale.
  2. La parte terminale come detto oppone passaggi di arrampicata, che sebbene semplici possono mettere in difficoltà, ulteriore raccomandazione quindi a chi si cimentasse in questo genere di terreni di essere a conoscenza di come ci si muove in determinati passaggi..
  3. I Bivacchi sono spettacolari , anche spezzare la gita in due giorni sarebbe ottima cosa…io purtroppo non avevo il tempo materiale di organizzarmi in tal senso.
  4. sempre all’occhio ! STAY SAFE…buona montagna